Gionni Di Clemente, Mike Rossi, Francesco Savoretti

Gionni Di Clemente, Mike Rossi, Francesco Savoretti

Biography

Impronte Mediterranee è il risultato dell’incontro musicale di Gionni Di Clemente, Mike Rossi e Francesco Savoretti: jazz e sperimentazione sulle tradizioni etniche sono il punto di partenza di un lavoro che sfugge ad ogni classificazione di genere in una continua ricerca di soluzioni espressive che rappresentino il percorso dei tre protagonisti, le rispettive personalità ed esperienze.
La melodia è il punto focale del lavoro, sempre centrale nelle trame disegnate dai tre. Da questa attitudine deriva la voce schietta del trio, lineare e diretta pur senza rinunciare a una visione articolata, resa vivida dalle varie ambientazioni con cui entra in contatto. La melodia viene interpretata dai suoni e dai timbri portati dai rispettivi strumenti e si unisce, di volta in volta, a ritmiche balcaniche, intrecci tipicamente jazzistici, riflessi orientali.
Il disco si pone così alla confluenza di tante anime diverse: ritroviamo un gusto dell’improvvisazione che segue le “definizioni” portate dal jazz ma raccoglie, allo stesso tempo, quanto è sempre avvenuto nelle culture popolari, con le tante variazioni sui canoni originali. Alcuni momenti, liberi da strutture e vincoli formali, diventano lo spunto per lasciar fluire la spinta e la curiosità del dialogo. La varietà delle percussioni, delle chitarre e degli strumenti a fiato utilizzati da Savoretti, Di Clemente e Rossi si riflette in una combinazione sempre mutevole e utile per ricomporre le tante diaspore e seguire passi di danza, echi di lontane tradizioni e il riflesso della modernità. E, ancora, sotto un’altra prospettiva, le sfumature tipiche degli strumenti non temperati, la forza ancestrale del clarinetto e dei tanti oggetti utilizzati da Savoretti, la voce corposa delle chitarre a dieci e a dodici corde e la modernità dei sassofoni vanno a costituire un vocabolario di suoni ampio e capace di attraversare secoli e rapportarsi con riferimenti di varia provenienza, mettono a confronto frasi e i linguaggi con contesti estremamente diversi, spostano sempre le certezze dei musicisti, provocandoli alla ricerca di soluzioni personali.
Un lavoro composito, quindi, che porta nei titoli delle dieci tracce il riflesso di mondi anche distanti tra loro come il Sud Africa di Mike Rossi – con Constrasts of Cape Town – e la più vicina regione balcanica, nel Vento Balkanico di Gionni Di Clemente. Il filo prosegue negli originali – cinque del chitarrista e due del sassofonista – nella ripresa della tradizione mediorientale, Nihavent Longa e, infine, si sublima nelle due tracce improvvisate collettivamente in studio – Impronte #1 e Impronte #2 – dove suoni, colori e intuizioni vanno ad animare un dialogo ricco e sempre partecipato tra i tre, un interplay che non a caso viene posto alla conclusione delle due parti del disco – una sorta di indicazione vicina alle pratiche del vinile – per segnare come il risultato del percorso fatto sia, una volta di più, il percorso stesso, l’incontro delle linee melodiche e dell’approccio musicale dei tre.

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